Grande manifestazione popolare contro il Ponte sullo Stretto

Che il ponte sullo Stretto non verrà mai costruito è pressoché una certezza; quello che deve davvero far paura è tutto ciò che avviene nel mentre: espropri, blocco dei piani urbanistici, opere collaterali, apertura di cantieri farlocchi e leggi su leggi su decreti su proroghe, che terranno sotto scacco i nostri territori per chissà ancora quanto tempo.

Nei fatti, tutti questi traccheggi hanno un unico scopo: continuare a tenere in piedi l’apparato politico-economico che sulle grandi opere fonda la sua fortuna… e la rovina del pianeta!

Del binomio profitto-distruzione ne dovrebbe sapere più di qualcosa Pietro Salini con la sua Webuild: durante la sua storia (che passa appalti e amicizie di padre in figlio dal 1936, come i feudi nel medioevo) la multinazionale del cemento ha collezionato un’enorme quantità di grandi opere civili, soprattutto nel Sud del mondo (Italia compresa, dove al momento ha in corso una ventina di progetti).

Filantropia? Vocazione? Solidarietà? No: soldi e potere.

Diverse ricerche e inchieste svelano la vera faccia di questo colosso: le mega-opere dei patriarchi Salini hanno nella realtà avuto effetti devastanti sui luoghi e sulle persone che si sono trovate tra le maglie dei loro affari.

Mega-progetti ricevuti anche senza gara d’appalto né valutazioni di impatto ambientale e sociale (come la diga più grande d’Africa, la ‘Gibe III’ tra Etiopia e Kenya, la cui costruzione ha ridotto coltivazioni, foreste pluviali e acqua potabile) che spesso hanno costretto la popolazione locale a spostarsi dalla propria terra, per forza o con la forza (come nel villaggio di Rio Negro in Guatemala dove più di 440 persone sono state uccise per essersi rifiutate di lasciare la loro terra alla diga ‘Chixoy’).

Altro che progresso, ambiente e domani migliori: decine e decine di esempi mettono in luce le mostruosità di un sistema che si fonda sull’intreccio di politica ed economia.

Tornando, allora, al nostro Stretto non possiamo che pensare a Scilla e Cariddi, da sempre dipinte come le mostruose figure femminili che distruggono chiunque passi tra loro, come due lame di una stessa cesoia.

E se fossero invece le anime di una terra stanca di essere stuprata? Di un Sud, tra i ‘sud’ del mondo, dal quale Stato e capitale estraggono valore?

CHI È IL VERO MOSTRO?

Come purtroppo stiamo vedendo nell’ultimo anno, non basta liquidare una società per liberarsi del folle progetto del ponte: bisogna mettere una definitiva pietra tombale sull’idea di un progresso che è sinonimo di devastazione, colonizzazione, predazione e sfruttamento. E dobbiamo farlo con le nostre mani.

CORTEO NO PONTE 18 MAGGIO h. 9:30 VILLA SAN GIOVANNI

Manifestazione contro il Ponte sullo Stretto
2 days ago
Villa san giovanni
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